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L’idealizzazione del partner è comune in qualsiasi relazione. Nel momento in cui ci si innamora, l’altro diventa un concentrato di aspettative, si presenta come "appagatore" di tutti i nostri desideri. Nella fase dell’innamoramento si mette in atto un meccanismo di connivenza in cui i partner "chiudono gli occhi" su quegli aspetti e quelle caratteristiche dell’altro che non trovano una sistemazione ottimale nel proprio mondo di significati: l’altro diventa così ciò che io voglio che sia.

Da dove nascono le fantasie relative al partner "perfetto"? Da un lato c’è tutta una mitologia, una idealizzazione dell’"amore perfetto", pubblicizzato dalla letteratura, dai film, persino dalle fiabe: "Le fiabe, però, non dicono come si debba gestire il legame con l’altro. Il lieto fine non dice nulla sul dopo" (Solfaroli Cammillocci, 2010, pp. 49), dall'altro lato c’è l’incontro con la differenza, l’incastro delle storie familiari di entrambi i membri della coppia (Cigoli, 1997). Quando la coppia si forma si tenta di cancellare la differenza, si tende a costruire una relazione con "qualcuno che fa parte dei miei sogni e delle mie speranze" piuttosto che una relazione paritetica con qualcuno che è differente: "se l’altro non è definito nella sua effettiva realtà, rimane un altro me, e non un reale altrui; può allora essere di più o di meno di me, può avere di più o di meno di me […] In tutto questo non c’è veramente dell’altro, ma piuttosto del medesimo: più piccolo, più grande, uguale a me" (Irigaray, 1993, pp.68).

Se la relazione continua nel tempo, è fondamentale che avvenga il passaggio dall’illusione alla disillusione, affinché il compagno inizialmente idealizzato possa esser accettato nella sua condizione reale: non più solo come fonte di realizzazione dei propri bisogni, ma come individuo autonomo che ha le proprie esigenze, le proprie idee. Per far questo bisogna attraversare la delusione, l’altro ha dei limiti e dei difetti, l’altro è "altro". Quindi, perché una relazione possa evolversi fino alla fase della disillusione, entrambi i partner devono saper bilanciare l’alternanza fra appartenenza e separazione.

Ovviamente è utile che, anche dopo questa fase di disillusione, la coppia mantenga una certa quota di fantasia romantica, ossia di investimento reciproco che permetta l’arricchimento dell’intimità di coppia e che si concretizzi nella possibilità di sostenere una progettualità condivisa; che permetta di continuare a sognare insieme. Ciò che è importante è che, accanto a questa lieve illusione, ci sia la consapevolezza che non sapremo mai completamente cosa pensa il partner né, soprattutto, conosceremo mai completamente chi è realmente…

"E per la prima volta da che la conosceva, Duroy pensò a tutto ciò che ignorava nel passato di quella donna, e cominciò a fantasticare. Doveva aver avuto altri amanti, certo, ma di che genere? Di quale estrazione? Gli si destava dentro una gelosia vaga, una specie d’inimicizia contro di lei, inimicizia per tutto ciò che non sapeva, per tutto ciò che non gli era appartenuto, in quel cuore e in quell’esistenza. La guardava, irritato dal mistero rinchiuso nella sua testa graziosa e muta, che proprio in quel momento, forse, stava pensando con rimpianto all’altro, agli altri. Come gli sarebbe piaciuto guardarle nella memoria, frugarci dentro, e sapere tutto, conoscere tutto…"
(Guy de Maupassant, 1885, "Bel-Ami", p. 90)

Il rischio di continuare invece ad idealizzare il partner e di continuare a vederlo come io voglio che sia consiste nell'impossibilità di riuscire a coglierlo nella sua realtà e si amplifica, paradossalmente, proprio quando è lontano. Tornando quindi a quando si viene lasciati, molte volte è proprio l’assenza del partner a renderlo più desiderabile. A monito possiamo ricordare Gatsby, che non ha visto Daisy per 5 anni e in tutto quel tempo ha pensato a lei, trasformandola nella donna perfetta per lui. Nelle parole di Fitzgerald:

Perfino in quel pomeriggio dovevano esserci stati momenti in cui Daisy non era riuscita a stare all’altezza del sogno, non per sua colpa, ma a causa della vitalità colossale dell’illusione di lui che andava al di là di Daisy, di qualunque cosa. Gatsby vi si era gettato con passione creatrice, continuando ad accrescerla, ornandola di ogni piuma vivace che il vento gli sospingesse a portata di mano. Non c’è fuoco né gelo tali da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore solitario"
(Fitzgerald F.S., 1925, "Il grande Gatsby", p. 100)

E di nuovo… come lasciar andare qualcuno che ai nostri occhi è perfetto??

Bibliografia

  • Cigoli, V., 1997, Intrecci familiari. Realtà interiore e scenario relazionale, Cortina Editore, Milano.
  • De Maupassant G., 1885, Bel-ami, Mondadori Direct S.p.A., Milano 2012.
  • Fitzgerald F.S., 1925, Il grande Gatsby, Mondadori Direct S.p.A., Milano 2013.
  • Irigaray, L., 1994, Essere due, Bollati Boringhieri, Torino.
  • Solfaroli Cammillocci D., 2010, Up & Down. Solitudine e potere nella coppia, FrancoAngeli Milano.