Con la rottura ciò che risulta minacciato è la stabilità e la continuità della rappresentazione del sè. Come ricostruire? Da dove partire? Come riconoscersi senza l’altro, pilone della propria identità?
Non c'è alcun dubbio sul fatto che sia il partner rifiutato a passare il periodo più difficile: lui o lei si sente abbandonato e non voluto e, in verità, questo è spesso vero. In aggiunta al sentirsi ferito e/o furioso, il membro della coppia che è stato rifiutato sperimenta un abbassamento dei livelli di autostima e fiducia in sé stesso. Il senso di perdita e di sconcerto è pervasivo: l’impressione è quella che i sogni e le speranze per il presente e per il futuro siano stati gettati via. Secondo Kaslow (2007), sono probabilmente necessari dai due ai quattro anni per tornare a «sognare nuovi sogni». La terapia dovrebbe essere attrezzata per aiutare queste persone a raccogliere i pezzi e a rimetterli insieme, aggiungendone di nuovi, in un collage che alla fine abbia un senso e sia appagante, ma che possa anche essere in parte diverso dai sogni e dai piani che c’erano prima.
Il compito che la persona deve essere aiutata a portare avanti è molteplice e complesso: consiste naturalmente nell'accettare e progressivamente elaborare la fine del rapporto, ma per poter far questo essa deve necessariamente tornare ad una riflessione su di sé, con particolare riferimento alla sua personale storia di sviluppo ed ai sui suoi legami con e nella famiglia di origine, da cui deriva il suo peculiare modo di costruire e gestire le relazioni, perché solo questa riflessione le permetterà di dare un significato alla rottura, all'abbandono subito, e le permetterà di portare in salvo qualcosa. A questo proposito occorre evidenziare che per "portare in salvo qualcosa", ovvero ricostruire la fiducia nelle potenzialità di una relazione di coppia, occorre che la persona ricerchi e riconosca ciò che di buono e giusto c'è stato anche in questa relazione che si è interrotta così dolorosamente, mentre, sull'onda della sofferenza che prova, è facile che questo scompaia sotto il massiccio ricordo di tutto il male subito (Cigoli, V., 1998).
Ripensando alle storie raccontate dai miei clienti, quello che più spesso sembra mancare è la consapevolezza che «come insieme ci si lega, così insieme ci si separa« (Cigoli V., 1988, p.74), soprattutto quando, come troppo spesso accade, la persona non vuole la separazione, vive la rottura del legame come un’imposizione del partner e continua a sperare che si possa salvare tutto ciò che è stato, quando non addirittura rivivere e ricominciare tutto dall'inizio. Si tratta spesso di percorsi psicoterapeutici lunghi e faticosi, il cui punto di svolta arriva nel momento in cui la persona sente di potere, in qualche modo, "rinascere".
Se ho paragonato la separazione al lutto è perché, come sottolinea Byng-Hall (1998), alcune perdite sono da piangere al pari di una morte. Occorre piangere la vecchia vita, il vecchio partner ma anche e soprattutto il "vecchio me" che in quella vita e nel rapporto con quel partner si esprimeva, occorre rinunciarvi ed accettare di iniziare a costruirne uno nuovo. Il lutto deve essere riconosciuto e condiviso. Queste forme di perdita sono spesso più complesse e, in un certo senso, più difficili di quelle che seguono la morte (Byng-Hall, 1998). In esse il vuoto e la solitudine diventano necessari: partendo da un foglio bianco è possibile iniziare a disegnare parti nuove di sé, scoprendo risorse latenti che proprio la sofferenza e le difficoltà del momento hanno fatto emergere. Partendo da queste è possibile una rinascita e una nuova vita come persone un po’ diverse, un po’ più forti in certi ambiti, un po’ più deboli in altri, ma con tutto un futuro da riscrivere e tanta speranza da riporre in esso...
...come canta Lucio Battisti:
"La veste dei fantasmi del passato
cadendo lascia il quadro immacolato
e s’alza un vento tiepido d’amore…"
(Battisti L., Mogol, 1972, "Il Mio Canto Libero")
Bibliografia
- Byng-Hall J., 1998, Le trame della famiglia, Cortina Editore, Milano.
- Boszormenyi-Nagy I., Spark, G., 1988, Lealtà invisibili, Astrolabio, Roma
- Cigoli V., 1988, Psicologia della separazione e del divorzio, Il Mulino, Bologna
- Kaslow, W.F., 2007, Separazione e divorzio: cosa i mediatori dovrebbero sapere su queste dolorose separazioni, Mediazione Familiare Sistemica, 5/6: 103-115.
- Solfaroli Cammillocci D., 2010, Up & Down. Solitudine e potere nella coppia, FrancoAngeli Milano.