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Quante volte mi è stato chiesto «Sto facendo dormire mio figlio nel lettone, me ne pentirò??» oppure «Sto facendo piangere il mio bambino, ma vorrei che si abituasse ad addormentarsi solo, farò male?».
E poi… c’è una regola fissa rispetto alla nanna dei bimbi, un’unica modalità che è quella giusta?
Se davvero esistesse un metodo infallibile non lo avremmo utilizzato tutti? E perché esisterebbero queste domande comuni a una moltitudine di genitori?


Gli esperti stessi propongono idee, opinioni diverse, a volte anche fortemente discordanti. E quindi? Come fare a capire qualcosa in questo pentolone di tipologie di nanne??

Iniziamo rassicurando le mamme che tengono il bimbo nel lettone, oppure che lo tengono in camera con loro, che adottano rituali di addormentamento che richiedono la presenza del genitore (quindi no, non si addormenta da solo!). Se pensiamo al nostro passato culturale era una pratica normale, se pensiamo ai mammiferi è comune dormire con i cuccioli finché questi raggiungono l’indipendenza. Il contatto fisico è un bisogno del bambino collegato al sentirsi protetto, accudito. Addirittura studi del Center for Child Mental Health di Londra sottolineano come il permettere al bambino di dormire nei primi anni di vita nel lettone renderà lo stesso un individuo più calmo, sano ed emotivamente equilibrato. Nei primi anni di vita il bambino "si specchia" nei genitori, nel senso che lui è ciò che loro vedono di lui, quindi la prossimità lo fa sentire amato e sicuro, dagli studi precedentemente citati sembra che questo negli anni futuri si trasformerà in sicurezza di sé e alta autostima.

Dall'altro lato della medaglia ci sono i metodi "più rigidi" per insegnare al bambino ad addormentarsi e a dormire solo in cameretta. Per anni ho collaborato con il Progetto Gemelli del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino e, tra le altre attività, conducevo gruppi di dialogo per genitori di gemelli. Molte mamme mi hanno parlato del libro (che onestamente non ho mai letto!) "Fate la nanna", di Estivill e DeBéjar come di una manna dal cielo. Utilizzando il metodo Estivill finalmente riuscivano a dormire sonni tranquilli. E quindi? Chi ha ragione, chi torto? Cosa è giusto e cosa errato? E cosa può succedere al bambino che dorme nel lettone? E a quello a cui viene insegnato ad addormentarsi da solo?

Facciamo un passo indietro. I genitori devono imparare a interrogarsi e a leggere la relazione con il proprio figlio: «Riuscirò a far piangere mio figlio per un po’ di sere? Mi pesa così tanto che lui dorma con noi e che si svegli alcune volte nella notte? Domattina devo alzarmi alle 7, se non dormo come può procedere la giornata e come incide nella mia vita? Anche con il bambino nel lettone riesco a dormire e a riposarmi, e poi… l’indomani posso fare il riposino con lui? Ho un altro figlio che è geloso? Se faccio dormire il piccolo con noi che vissuti può avere il figlio grande? E io che vissuti ho?».

Dall'esperienza pratica sembra non ci siano regole, modalità giuste o sbagliate. In base alla nostra vita quotidiana (ci sono altri figli? La mamma lavora oppure no?) e al nostro carattere personale (se dorme da solo vado in ansia e dormo meno che se fosse con me? Se non si addormenta velocemente inizio a pensare a tutto ciò che devo ancora fare, mi agito e il bambino di conseguenza si agita anche e si addormenta sempre più tardi? O semplicemente… ho il sonno leggero o pesante?) dobbiamo trovare modalità affini a noi, alla nostra famiglia. E dobbiamo imparare a capire ciò che ci rinvia il nostro bambino.

Questo non vuol dire che qualsiasi cosa facciamo sia giusta. Il sonno dei bambini è fisiologicamente diverso nei primi 3-4 anni di vita rispetto a quello degli adulti. Ogni bambino ha i suoi tempi di sviluppo e di crescita. Alcuni bimbi avranno bisogno della vicinanza della mamma o del papà più a lungo di altri, per ogni cucciolo d’uomo c’è un tempo giusto per "staccarsi" dai genitori e raggiungere una delle prime fasi d’indipendenza, ma ogni bambino ha il proprio tempo, diverso da qualsiasi altro bambino.
Ricordiamo inoltre che proprio la qualità dell’accudimento nei primi anni di vita andrà a incidere sul bambino e sull'adulto che diverrà, forgiando il suo carattere ma soprattutto l’amor proprio e la cura verso gli altri. Più il bambino diventerà un bambino sicuro dell’affetto dei genitori, più sarà un bambino sicuro di sé e la notte riuscirà ad abbandonarsi piacevolmente al sonno, facendo tante "nanne buone".

La vita notturna è una prosecuzione della vita diurna e più sarà serena l'una più lo sarà anche l’altra.
Cerchiamo quindi di trovare modalità che rendano sereni i nostri bambini e anche noi genitori. Questa può essere l’unica regola!

Bibliografia